Di colpo, di schianto si fermò tutto.
Avevamo l’impressione che anche il vento avesse smesso di
soffiare. Le giornate diventarono l’una la fotocopia dell’altra, era come
svegliarsi e ricominciare da capo sempre la stessa.
Improvvisamente avevamo paura di toccarci, quasi di guardarci
negli occhi. Tutto quello che fino ad un giorno prima definivamo “routine”, non
esisteva più. Ci rendemmo conto di quanto quella quotidianità che tanto ci
annoiava era per noi linfa vitale.
Credevamo di conoscere, di essere padroni del significato
della parola “Libertà”, di cosa significasse essere liberi. Ci rendemmo conto
sin da subito che ci sbagliavamo. Non lo capimmo davvero fino a quando non
sentimmo di desiderarla dal profondo delle viscere.
Tutto così surreale ma dannatamente reale.
Sembrava di essere intrappolati in uno di quegli incubi che
la mattina ti fanno svegliare fradicio di sudore. L’unico scopo era quello di
concludere la giornata il prima possibile. I tramonti acquisirono un significato
diverso, poiché si facevano carico delle angosce e delle ansie e le trasportava
via, facendole scomparire dietro l’orizzonte.
Il tempo si era fermato e non potevamo far nulla per farlo
ripartire.
Questa condizione ti porta a fare i conti con te stesso. Sei
costretto a tirare le somme, a rivedere i tuoi piani. Ci si rende conto degli
errori, delle cose andate bene.
La condanna più grande in questo momento è riservata a chi,
guardandosi indietro, capisce di aver sprecato fin troppo tempo.
Ma non è la fine, è solo un punto ad un libro che di capitoli
vuoti ne ha già troppi.
Le lancette ripartiranno e offriranno a tutti un’altra
possibilità. Il tempo si è fermato, ma solo per farti riprendere fiato.
Autore: Alessio Capone